La strage di Portella della Ginestra: il 1 maggio di sangue

Portella della Ginestra (Piana degli Albanesi, Palermo) 1 maggio 1947, sono le 10 circa.

Quasi duemila persone comuni, sindacalisti ma soprattutto agricoltori, si erano dati appuntamento sui prati a ottocento metri di quota per celebrare la Festa dei lavoratori e festeggiare la recente vittoria del Blocco del Popolo, alleanza tra i socialisti di Nenni e i comunisti di Togliatti alle elezioni regionali del 20 aprile di quell’anno

Erno lì per ascoltare il comizio sindacale, ma in particolare per passare una giornata in allegria con pranzo finale all’aria aperta. Proprio per questo motivo c’erano, oltre  a un nutrito gruppo di esponenti sindacali, anche tante donne, bambini e anziani. Interi nuclei familiari. Dal palco, Giacomo Schirò, Segretario della sezione socialista di San Giuseppe Iato, aveva appena iniziato il suo discorso quando dalla vicine alture che dominano la Piana di Portella partono raffiche di mitra.

Poco meno di due minuti: 11 morti di cui 3 bambini, più di 30 feriti

Nessuna possibilità di scampo per la folla, che da compatta si disperse in preda al panico, alla ricerca di un riparo qualsiasi. Nel giro di poco meno di due minuti la strage fu compiuta. A terra restarono undici corpi inanimati. Tre erano bambini. Più di trenta i feriti di cui alcuni morirono in seguito per le ferite riportate.

Tutte le colpe furono addossate al bandito Salvatore Giuliano, di cui si conosceva l’avversione  nei confronti dei comunisti. Il rapporto dei Carabinieri indica però come possibili mandanti “elementi reazionari in combutta con i mafiosi locali. Nonostante non siano mai stati individuati i mandanti, sono certe le responsabilità degli ambienti politici siciliani, con l’aiuto di alcune frange statunitensi, interessati a intimidire la popolazione contadina che reclamava la terra”.

Nel 1948 Salvatore Giuliano scrisse una lettera all’Unità in cui affermava lo scopo politico della strage. Giuliano, in quella occasione fa una serie di allusioni sui rapporti da lui intrattenuti con noti esponenti politici, tra cui Mario Scelba.

Giuliano non fu mai processato per quella strage, in quanto fu ucciso, nella notte tra  il 4 e il 5 luglio del 1950, in  un conflitto a fuoco con i Carabinieri.

 

 

 

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