Mascherine Ffp2: quasi tutte fuori norma

Prima della pandemia da Coronavirus nessuno conosceva le mascherine Ffp2 e questo vale anche per le chirurgiche. Ora fanno parte della quotidianità di tutti visto che siamo costretti a indossarle per evitare i contagi. Peraltro da oggi sono obbligatorie anche per i commercianti in molte Regioni. Purtroppo gran parte di quelle certificate, sottoposte a test, sono però risultate non a norma.

Denuncia di una società import export

La denuncia arriva da una società di import export dell’Alto Adige, che effettuando dei test su modelli certificati con il marchio CE2163, ha scoperto che la maggior parte delle mascherine esaminate non superava le prove di filtraggio.

I rappresentanti della società altoatesina ha quindi lanciato un appello chiedendo di prestare molta attenzione alle mascherine in commercio. Soprattutto se si lavora in luoghi particolarmente a rischio. Hanno spiegato: “Da quando è iniziata la pandemia si sono moltiplicati i clienti che vogliono importare dispositivi di protezione dall’Asia. Il punto è che la maggior parte del materiale in commercio non corrisponde alle certificazioni

La maggior parte delle mascherine controllate non ha superato la prova del cloruro di sodio e dell’olio di paraffina e alcune non sono state nemmeno in grado di contenere il respiro.  Le aziende sottolineando: “Il messaggio che vogliamo lanciare è di fare molta attenzione alla merce che si trova sul mercato. In questa fase una buona mascherina può fare la differenza tra la vita e la morte. Specialmente in luoghi come le case di riposo, gli ospedali o i servizi sociosanitario.

Eventuali controlli, che purtroppo non sono obbligatori, sono di competenza dell’Iss e del Ministero della Salute. Sono solitamente affidati ai Politecnici o a Istituti di Fisica delle Università che hanno le tecnologie per valutare il reale filtraggio delle mascherine. Ma nella realtà questi controlli non vengono svolti. L’Inail, tramite procedura d’urgenza può autorizzare la commercializzazione presidi fabbricati in Cina.

Come capire se le mascherine sono a norma?

Le mascherine filtranti facciali, come le FFP2 e le FFP3, sono dispositivi di protezione individuale di categoria III di rischio e per questo devono rispettare il Regolamento UE 425/2016. Ciò significa che per essere immesse in commercio devono essere valutate da un organismo notificato, designato per la certificazione dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie. L’organismo notificato certificherà la conformità del prodotto ai requisiti della norma tecnica EN 149:2001+A1:2009 e il produttore, dimostrata la conformità del prodotto, potrà così apporre il marchio CE.

Il rispetto dei requisiti definiti da questa norma tecnica permette infatti di avere una maschera con un’elevata capacità filtrante nei confronti di particelle e goccioline molto piccole e un’ottima respirabilità.

Oltre ad accertarci che ci sia il riferimento EN 149:2001+A1:2009, dobbiamo stare attenti che ci siano altre informazioni importanti che sono:

  • il marchio CE, seguito da un codice a 4 cifre che indica l’organismo notificato;
  • identificazione del fabbricante;
  • tipo e classe del dispositivo di protezione (FFP2/FFP3).

Come per le mascherine chirurgiche, anche per le FFP2 e FFP3 bisogna fare attenzione alle proporzioni del marchio CE che, per legge, sono precise. Se il marchio è diverso o ha dimensioni differenti, nuovamente dovrebbe nascere un forte sospetto che il prodotto sia illegale e non assicuri quindi il rispetto degli standard di sicurezza imposti dalle normative europee.

Il codice a 4 cifre che accompagna il marchio CE è molto importante, perché identifica in modo inequivocabile l’ente che ha certificato l’aderenza del DPI alle norme. Con questa informazione è possibile avere un elemento in più per valutare la correttezza dei certificati e verificare che l’organismo che ha rilasciato la certificazione sia accreditato effettivamente per la valutazione del DPI.

Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it