Smart working: gli effetti collaterali

La pandemia di Covid-19 ha incentivato lo smart working come modalità di lavoro per molte aziende. É stato consigliato per contenere i contagi e per cercare di limitare gli effetti dannosi sull’economia. Come si legge nel sito del Ministero del Lavoro: “l Presidente del Consiglio dei Ministri ha emanato il 1° marzo 2020 un nuovo Decreto che interviene sulle modalità di accesso allo smart working, confermate poi dalle successive disposizioni emanate per far fronte all’emergenza”.

In questi mesi sono stati condotti molti studi per capire se questo poteva in qualche modo ridurre la produttività.

Uno studio australiano  pubblicato su The Medical Journal of Australia ci dice che  in generale la produttività non viene danneggiata. Il risultato purtroppo è che può essere intaccata la nostra salute mentale, in particolare se lavoriamo in pigiama.

Come ci danneggia lo smart working?

Lo studio australiano è stato condotto tra il 30 aprile e il 18 maggio 2020, tramite questionari distribuiti tra i lavoratori spinti a lavorare presso la loro abitazione. Dagli esperti è stato dimostrato che indossare il pigiama o non toglierlo proprio dopo la notte, danneggia significativamente la nostra salute mentale.

In particolare il 59% degli intervistati che lavorano abitualmente in smart working in pigiama mostra segni di squilibrio psichico di varia natura. Solo il 29% preferisce vestirsi prima di iniziare la giornata di lavoro.

La produttività invece non sembra essere toccata da questa abitudine. Ma comunque una salute mentale compromessa alla fine danneggia anche la produttività a medio-lungo termine. La presenza di figli piccoli in casa invece interferisce con le prestazioni lavorative.


Condividi
Per informazioni scrivere a: info@tfnews.it